Il testo seguente ha l’intenzione di far conoscere al pubblico la storia di quello che fu un insediamento autonomo da Voghera, e di attirarne l’interesse raccontando la possibile scoperta dei resti di due edifici al di sotto del livello del terreno, individuati grazie all’utilizzo di fotografie zenitali. La “scoperta” di questi resti viene qui proposta come pura ipotesi, e colgo l’occasione per lanciare un invito alle istituzioni affinché s’interessino del sito, perché solo un’accurata campagna di scavo potrà dare conferma della presenza dei resti di antichi fabbricati.
Un comune autonomo sulle rive dello Staffora
Il paese di Altomasso sorse probabilmente nell’Alto Medioevo presso una delle strade che collegavano il borgo di Voghera a Rivanazzano, e quindi alla valle Staffora,1 in corrispondenza del tracciato di una strada riconducibile agli interventi di centuriazione romana.2 La prima attestazione dell’esistenza del toponimo è del 1135, quando dei privati donano terre in Altemasse al monastero di San Pietro in Ciel d’oro.3
Appartenente al territorio di Tortona, nel 1164 il luogo di Altomasso è posto formalmente sotto il controllo del comune di Pavia con diploma dell’imperatore Federico I, detto il Barbarossa. Nei decenni successivi la località è citata con diversi nomi: nel 1176 è detta Altemassio4; nell’estimo pavese del 1250 è detta Altomaxium.5
Alla fine del Duecento Altomasso è un comune autonomo, come attestato da un accenno ai rettori della comunità in un atto del 12986. Nel suo territorio, che confinava con quello di Calvenzana, vi erano svariati terreni incolti tra cui delle terre sabbiose e a base di ghiaia.7 Tra i proprietari terrieri sono attestati, nel XIII secolo, due importanti monasteri: quello pavese dei Santi Maria ed Aureliano, detto “del Senatore”8, e quello di Sant’Alberto di Butrio9.
In quell’epoca l’insediamento dovette avere una certa consistenza, come sembrano dimostrare le fonti documentarie e l’archeologia: vi erano una chiesa parrocchiale intitolata a San Pietro, un castrum (entrambi citati nelle fonti documentarie) ed un’area tombale a sud. Durante gli scavi di quest’area, nel 1981, furono rinvenute due tombe alla capuccina, «con paramento in ciottoli di fiume sbozzati e messi in opera con precisione, e copertura di mattoni romani manubriati, riutilizzati». Successivamente alcune persone del luogo fecero segnalazioni di altre tombe analoghe, rinvenute nei campi limitrofi.10
Nel Trecento Altomasso resta inquadrato nel distretto di Pavia, nell’ambito del territorio denominato Ultrapadum (it. Oltrepò), e quando la città sul Ticino viene conquistata da Galeazzo II Visconti (1359) ne segue le sorti. Nel 1362 vi è però una generale sollevazione di varie terre della Lomellina e dell’Oltrepò (tra cui Voghera) contro l’autorità dei Visconti. Galeazzo II invia a sedare la rivolta un esercito guidato dal capitano Luchino dal Verme, che da Tortona parte nel mese di settembre alla riconquista delle terre ribelli.
Il primo attacco sferrato dal condottiero consistette in una cavalcata contro Voghera e Retorbido, nella quale vennero depredate le campagne e fatte varie devastazioni. Successivamente si concentrano gli sforzi contro Voghera, e nei pressi del borgo avviene una battaglia dove i vogheresi vengono sconfitti. Il giorno seguente il condottiero occupa Mergasino e incendia tutti i sobborghi dell’insediamento e i fortilizi dei dintorni11. E fermiamo qui il racconto, perché è proprio quest’ultimo episodio ad interessarci: molti autori concordano che è proprio in questo momento che Voghera venne ridotta al solo abitato entro il perimetro murario, dopo la distruzione di quasi tutti i suddetti sobborghi e insediamenti circostanti: sarebbero stati dunque rasi al suolo gli abitati di Fanigassio, Albofassio, Calvenzana, Sala, Casale e tutti i sobborghi di Voghera, salvo quello di San Pietro; si sarebbero salvate invece Medassino, dove il Dal Verme era accampato, Oriolo, Glarea (Torremenapace) e Altomasso12.
Non è da escludere che sia proprio in seguito a tali devastazioni che il comune di Voghera abbia avuto l’occasione di “allargarsi” ed includere nel suo territorio gli insediamenti dei dintorni, già comuni autonomi: in un estimo della fine del secolo Altomasso è inquadrato fiscalmente nel territorio di Porta Santo Stefano.
Nei secoli XV e XVI ci sono le ultime notizie rilevanti riguardanti Altomasso, ovvero l’ultima attestazione dell’esistenza del castrum nel 1408, e la demolizione della chiesa di San Pietro per ordine del vescovo di Tortona nel 1575.
Ormai senza fortificazioni e senza chiesa parrocchiale, l’abitato di Thomas, come è detto in un documento del 1594,13 si avvia ad una inesorabile decadenza, diventando un insieme di cascine sparse che mantengono dell’antico comune soltanto il nome.
Nelle mappe del catasto teresiano del 1723 il territorio di Altomasso è ormai quasi esclusivamente ad uso agrario, e non si trovano più tracce né della chiesa, né del castello. Sono invece individuabili le attuali cascine Altomasso di Mezzo e Altomasso di Sopra, nonché la cascina Arcone14, che sorge nei pressi di una strada detta ancora nel 1866 “Contrada del Castello di Altomasso”15.
A inizio Ottocento il Robolini, riferendosi ad Altomasso, evidenziava che dell’antico paese «non si è conservata ulterior memoria».
Rimanevano tuttavia alcune abitazioni sparse ed un cascinale, quest’ultimo interessante perché al centro di una vasta tenuta agricola posseduta dal 1763 al 1851 dalla famiglia Cornaro, poi da diverse famiglie in varie frazioni, e dal 1906 della famiglia Arbasino.16
La chiesa parrocchiale di San Pietro
La prima citazione della chiesa è del 10 aprile 1283, quando nei nuovi statuti della pieve di San Lorenzo fatti approvare dall’arciprete Giovanni Tenso, la chiesa di San Pietro di Altomasso compare tra quelle dipendenti della suddetta pieve, retta dal presbitero Guglielmo.17 Il 23 luglio dello stesso anno l’arciprete Tenso nomina il prete Iacopo Negri del fu Giovanni rettore della chiesa di San Pietro di Altomasso, al momento senza ministro (vacante).18
Nel secolo XV abbiamo altre notizie riguardo alla chiesa di Altomasso: importante l’attestazione dell’esistenza del campanile nel 1407, quando venne usato come torre di avvistamento per ordine dei Beccaria;19 nel mese di aprile del 1448 il prete Zanino viene nominato rettore;20 Nel 1451 è citata come parte della pieve di San Lorenzo, nella diocesi di Tortona;21 Il 16 dicembre 1476 è detta “cum caemeterio sacrato“.22
Nella prima metà del secolo XVI la chiesa ha chiericato, come attestato nel catalogo delle chiese e dei benefici compilato per ordine di mons. De Zazii del 152323 e nel sinodo tenuto dal vescovo Maffeo nel 1545.24 Trent’anni dopo però viene decisa la demolizione della chiesa in seguito ad una relazione del vicario foraneo di Voghera: nel 1575 il vescovo di Tortona Cesare Gambara ordina al capitolo della collegiata di Voghera di atterrare l’edificio e recuperarne il materiale da costruzione, disponendo di far innalzare ad operazioni terminate una croce nel luogo dov’era ubicata.25
Nonostante la distruzione dell’edificio di culto il canonicato resta, e viene trasferito nella collegiata di S. Lorenzo. Questo è attestato nel 1717, nel 1724, nel 173226 e nel 1751, quando è detto “Beneficio Ministrato di San Pietro di Altomasso”.27
Nello “stato della parrocchiale e collegiata chiesa di San Lorenzo Martire di Voghera” del 29 maggio 1773, sotto il titolo di San Pietro di Altomasso vi sono un ministrato di libera collazione, posseduto dal canonico Claudio Calvi, e un chiericato di libera collazione, posseduto dall’arciprete. Vi sono nominati altri chiericati e ministrati appartenenti a chiese già allora scomparse: figurano, tra gli altri, quelli delle ex-chiese di San Michele di Albefassio e di San Vincenzo di Nubino (demolita anch’essa nel 1575).28
Vi è un accenno ai suddetti benefici ancora nel 1854, quando lo storico G. Manfredi afferma che di Altomasso «vi rimangono i titoli beneficiali».29 Trattasi dell’ultimo accenno dell’antica chiesa di Altomasso, sparita ormai dalla memoria della maggior parte dei vogheresi, e ricordata solo negli studi degli storici.30
Il Castrum
La prima attestazione di un castrum ad Altomasso è dello storico vogherese A. Maragliano, che ne riporta l’esistenza nel 1273, quando secondo l’autore era «posseduto dai De Canibus».31 Più di un secolo dopo, e più precisamente nel 1408, vi è una seconda notizia riguardo alla fortificazione di Altomasso. Questa volta è il Manfredi a dare notizia del possesso deI castrum da parte dei De Canibus, riferendo che esso era «di antica spettanza di sua famiglia», e che nel 1408 un tal Antonio De Canibus possedeva «castrum, turrem ac fortalitium loci de Altomassio cum fossis et fossatis ejusdem loci».32
Questa fortificazione, sempre secondo il Manfredi, passò a Castellino Beccaria il 30 marzo 1408, che lo ottenne tramite una donazione (probabilmente forzata) dai fratelli vogheresi Giorgio ed Olivello De Canibus.33 L’interesse del Beccaria, allora «signore di Voghera», per la fortificazione di Altomasso si deve, sempre secondo l’autore, al timore di un attacco da parte dei guelfi, di Facino Cane o del conte di Pavia Filippo Maria Visconti.
Questo è l’ultimo riferimento al fortilizio nelle fonti consultate. Dopo il 1408 vi è dunque silenzio nelle fonti consultate, salvo un riferimento del 1475 ad un Antonio De Canibus de Altomasio che consente di ipotizzare la permanenza di qualche tipo di rapporto tra l’antica famiglia e la località.34
Dunque al momento non è ancora possibile stabilire con certezza quando il castrum sia scomparso. Si può soltanto affermare che questo avvenne prima del 1723, giacché nelle già citate mappe del catasto teresiano non vi è alcun riferimento a questa struttura. Nel 1931 il Maragliano osserva che della fortificazione “non si ha più traccia”35
I resti della chiesa e del castrum?
Ed arriviamo ora alla parte conclusiva, avente l’obiettivo di presentare alcune immagini che potrebbero corrispondere ai resti di due edifici storici.
Fotografie zenitali eseguite in momenti diversi evidenziano la presenza del perimetro di due complessi, uno comprendente un edificio absidato con addossato un altro corpo di fabbrica di forma quadrangolare (forse la chiesa di San Pietro con il campanile), e un altro comprendente un fabbricato quadrangolare dai muri spessi ed altri elementi non facilmente identificabili (forse il castrum).
Le dimensioni dei resti del primo edificio non sono molto ampie: trattasi di un rettangolo absidato di circa 21 m. di lunghezza, con una facciata larga circa 7 metri; un fabbricato rettangolare di 3,50 x 3 m è addossato ad un lato; i muri risultano spessi circa 1 metro. Dimensioni molto ridotte, che però non divergono molto rispetto a quelle di altre chiese coeve di Voghera e dintorni:
Chiesa |
Lunghezza |
Larghezza |
Campanile |
[Edificio absidato di Altomasso] |
ca. 21 |
ca. 7 |
ca. 3,5 x 3 m. |
Sant’Ilario, detta “Chiesa rossa” (Voghera) |
ca. 18 |
ca. 8 |
no |
San Gaudenzio (Cervesina) |
ca. 21 |
ca. 10 |
3 m. di lato |
San Colombano (fr. Torremenapace, Voghera) |
ca. 21 |
ca. 7,5 |
4 m. di lato |
Il secondo fabbricato ha una pianta quadrangolare di ca. 8 metri di lato, con i muri perimetrali di circa 1,5 metri di spessore. Tutto attorno vi sono altre tracce non facilmente identificabili. Se questo fosse davvero il castrum si potrebbe trovare un’analogia con il dongione di Carbonara Scrivia, che ha una pianta rettangolare di 15 m. circa x 9 m. circa.
bellissimo articolo, grazie, molto interessanti i rilievi fotografici, ci sono stati degli sviluppi?
Ciao Stefano! innanzitutto grazie, sono contento l’articolo che sia stato di tuo interesse.
Purtroppo non c’è molto da fare… dovrebbe intervenire la sovrintendenza ma pare proprio che la cosa non interessi. Eppure il sito secondo me è parecchio interessante…