Definizioni per una prima riflessione sul Barocco
Barocco o baroco: sost. masch. termine col quale gli Scolastici designano una maniera de sillogismo e propriamente il quarto modo della seconda figura comunemente però diconsi per ischerzo raziocinj o argomenti in barocco, raziocinj o argomenti cattivi. […] Barocco usasi pure in forza d’Add. E si dice di qualsivoglia lavoro d’arte, dello stile, del ragionare, del pensare ec. quando ha dello strano e del goffo insieme. (Vocabolario dell’accademia della Crusca)
Questa definizione di barocco è tratta dalla quinta edizione del vocabolario della Crusca (1863-1923) e fa riferimento al sillogismo valido di seconda figura così composto: premessa maggiore universale affermativa, premessa minore particolare negativa, conclusione particolare negativa. Questo sillogismo era ritenuto artificioso e complicato, legato a qualcosa di non del tutto lineare, significato che, nel parlato comune, conserva tutt’oggi. In enciclopedie più recenti vengono riportate differenti origini etimologiche che enfatizzano l’accezione di “irregolarità”.
Barocco Termine usato per designare, criticamente e cronologicamente, una produzione artistica e architettonica sviluppatasi in Italia e nel resto d’Europa nel corso del sec. 17°. Dalla fine del Seicento, l’aggettivo francese baroque, tratto dal portoghese barroco (irregolare, riferito alla forma della perla scaramazza), acquisì il senso generico di «stravagante», «bizzarro». Il termine compare, con questo significato, nella storiografia e nella critica artistica e architettonica dalla fine del 18° sec.: nel Dictionnaire de Trevoux (1771) è così definita la pittura che non segue le tradizionali regole sulle proporzioni ma il capriccio dell’artista; i teorici del neoclassicismo (J.J. Winckelmann, F. Milizia) assumono a proposito dell’arte e dell’architettura di F. Borromini, G.L. Bernini, Pietro da Cortona, lo stesso valore negativo, in opposizione all’arte classica e rinascimentale. Il senso del termine perde la sua connotazione negativa con gli studi di H. Wölfflin (1888), di A. Schmarsow (1897), di A. Riegl (1908), che riconducono la questione all’ambito della storia degli stili, precisando del b. le caratteristiche identificative. A prescindere da una certa tendenza a riproporre un giudizio negativo sullo stile e sul gusto del b. (B. Croce, 1929) o da accezioni particolari del termine […] sono sottoposte a revisione dalla critica moderna anche quelle interpretazioni che lo identificano come l’arte dei Gesuiti, o della Controriforma, sebbene l’arte del b. ritrovi tra le sue radici importanti istanze teologiche, politiche e religiose. Una visione critica generalizzante include nel concetto di b. la produzione artistica e architettonica di tutto il Seicento e di gran parte del Settecento. (www.treccani.it, 2013)
Il concetto di barocco si diffonde nell’ambiente della critica d’arte nel XVII secolo e conserverà questo significato fino ai primi del XX secolo, quando iniziò ad essere utilizzato come idealtipo tra il Rinascimento e l’Illuminismo. Il barocco fu posto inizialmente in contrapposizione al concetto di Rinascimento, tuttavia, al contrario di quest’ultimo, non ha avuto il privilegio di essere un concetto nato e diffuso dagli stessi artisti e pensatori coevi ed è stato una semplice etichetta postuma che da un determinato stile architettonico è andata via via a definire un intero periodo e tutta la produzione artistica in esso compreso.
Periodizzazione: alla ricerca di limiti temporali
Una volta trovate le origini del termine barocco, vanno fissati i limiti a quo e ad quem del fenomeno. Questione complessa, poiché sono state proposte diverse periodizzazioni e lo stesso barocco presenta delle caratteristiche peculiari nelle diverse aree in cui si è sviluppato.
Gli storici che si occupano del XVI e del XVIII secolo definiscono tradizionalmente i periodi da loro studiati come, rispettivamente «rinascimento» e «illuminismo». Chi si occupa del secolo XVII non ha disposizione alcune etichetta convenzionale di pari validità. Alcuni parlano di era della «rivoluzione scientifica» altri di «età barocca». […] Ci sono storici della letteratura e dell’arte che fissano l’epoca barocca tra il 1580 e il 1670 o 1680, da Montaigne a Bernini, Maravall, d’altro canto, preferisce le date 1605- 1670. Altri fanno proseguire il barocco fino al 1750. (Burke, 1998, p. 229 – 248)
Nel proporre queste periodizzazioni Burke ha certamente presente gli studi sul barocco pubblicati da Wittkower alla fine degli anni ’50 del Novecento e più volte ristampati, in cui si può riscontrare una prima sistematizzazione delle «teorie sul barocco» formulate nel secolo precedente.
È soltanto dal 1580 in avanti o circa venti anni dopo l’emanazione dei decreti del Concilio, che noi incominciamo a individuare un’arte della Controriforma su vasta scala. […] Ciò che distingue il barocco dai periodi precedenti, e anche il barocco vero e proprio dal primo barocco, è che lo spettatore è stimolato a partecipare attivamente alle manifestazioni soprannaturali dell’atto mistico più che guardarle «dall’esterno». Ciò è inteso in un senso molto specifico, perché è evidente che in molte opere, da circa il 1640 in poi. […] Nulla può essere più ingannevole che classificare – com’è stato fatto – l’arte dell’intero periodo barocco come arte della Controriforma. […] C’era quindi da aspettarsi che, dopo l’era del Bernini, Cortona e Borromini, Roma non potesse conservare oltre l’incontrastata supremazia artistica. Sebbene Roma avesse ancora molto della sua antica vitalità, un centrifugo spostamento di gravità verso nord e sud può essere osservato nell’ultima parte del XVII secolo. Venezia, Genova, Piemonte e Napoli incominciarono ad assumere ruoli direttivi. (Wittkower, 1993, p. 229 – 240)
Wittkower fa coincidere lo stile barocco con la prima metà del ‘600, con la comparsa di alcune particolari tipologie di rappresentazioni artistiche (estasi e rapimenti), fino ad allora assenti o presenti senza la caratteristica “duplice visione”1 e con le committenze papali pubbliche e private di quegli anni. Ma lo stesso studioso è consapevole di come Roma non mantenga a lungo il suo predominio artistico proprio a causa dei maggiori ordini nati dalla Riforma cattolica (gesuiti, teatini, oratoriani ect.), i quali istituirono in breve tempo dei collegi in altre città; essi dunque esportarono da Roma il nuovo stile e lo trapianteranno, con alcune modifiche, in diversi luoghi. Certi ordini invieranno alcuni confratelli ad imparare il nuovo stile a Roma o, come i gesuiti, compilarono una serie di regole per avere in tutti i loro edifici una sorta d’omogeneità artistica con la sede madre, il così detto “modo nostro”.
L’anno della conclusione del Concilio tridentino e relativa convalida papale delle decisioni prese in esse si può considerare come uno spartiacque. Dopo il concilio si rinnovarono i precedenti canoni artistici e i nuovi saranno pienamente acquisiti e accolti progressivamente nei due decenni successivi. Il barocco risulta ancora non completamente maturo, tanto che lo stesso Wittkower ammette che appena dopo il concilio si sviluppa uno stile accademico e di maniera, il manierismo appunto, le cui propaggini arriveranno al pontificato di Paolo V, che si concluderà nel 1621.
Il barocco coincide con le prime committenze romane a Bernini e Borromini già durante il pontificato di Urbano VIII: la sua salita al soglio pontificio nel 1623 può essere considerata come la data di nascita, per Wittkower almeno, del barocco. Il barocco nasce sotto le nuove convenzioni morali della controriforma e sotto il pontificato di colui cui fu dedicata la celebre pasquinata Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini, in un secolo in cui i contrasti non mancano e le rivoluzioni sono molte.
Un’età quella barocca, il “secolo d’oro” per gli spagnoli secondo la definizione di Josè Maravall, che possiamo far concludere intorno al 1750 con un ritorno ad un gusto “classico”2, iniziato da Winkelmann e dai suoi studi sull’arte e la divisione in stili, senza considerare le forti critiche al barocco che culmineranno e saranno sistematizzate nelle critiche di Wolfflin, Schmarsow e Riegl della fine del XIX secolo.
All’origine del Barocco della Val di Noto: tabula (quasi) rasa su cui (ri)costruire
Per la Sicilia viene utilizzata da Salvatore Boscarino, la periodizzazione tradizionale1 che fa riferimento a Wittkower per la data di inizio (1620 circa) e a Winkelmann per quella di fine (1750 circa). Il barocco nella Sicilia centro orientale, in particolare nell’antica Val di Noto e bassa Val Demone2, a mio avviso, ha dei preciso momenti che possono essere considerati di nuovo inizio e una rapida e capillare diffusione, ovvero quelli dei terremoti del 9 e 11 gennaio 1693
Il terremoto nella Val di Noto del 1693
Allo detto giorno di Domenica, ad hora 21 in circa, ad ora di Vespere quando nella nostra Cattedrale si stava cantando nel detto Vespere il Salmo «In exitu Israel de Aegipto» in quel versiculo «a facie domini mota est» Cit. in (Solonia, 1983, p. 73)
Il giorno in questione è quello del terremoto più disastroso del XVII secolo. Una muta e comune preghiera fu mormorata da molte labbra attonite che non poterono neanche gridare. Il terremoto, che divenne unico nel ricordo della popolazione, in realtà furono molti; il primo il 9 di gennaio 1693 alle 17° ora del giorno, e poi si ripresento ancora l’11, a quaranta ore di distanza, mentre la gente pregava nelle chiese e cercava conforto, nella diffusa convinzione che il mondo, di lì a poco, sarebbe finito. Dopo questo evento sismico si crea una tabula rasa su cui ben poco rimane delle epoche precedenti e sulla quale si iniziano nuove costruzioni su scale differenti. Verranno ricostruite chiese e palazzi, che dal terremoto furono danneggiate solo “in terza parte” e intere città vennero ricostruite a volte in una nuova collocazione. L’area interessata dal sisma è quella dell’antica Val di Noto 4 e della parte meridionale della Val Demone (la Val di Noto oggi coincide con le province di Siracusa, Ragusa, Caltanissetta e parte del territorio della provincia di Catania ed Enna , mentre la Val Demone coincide le province di Messina e Catania e il restate territorio della provincia di Enna. La Val di Mazara comprende l’aerea delle province di Palermo, Trapani e Agrigento)
I terremoti del 1693 rappresentano l’evento più importante della storia sismica della Sicilia Orientale. La magnitudo dell’evento principale, avvenuto l’11 e preceduto dal terremoto del 9 gennaio, è stata stimata tra i 7,4 e i 7,5 gradi della scala Mercalli. A rilevarlo furono gli studi di sismologia storica effettuati tra la seconda metà degli anni ‘80 e la fine degli anni ‘90 del Novecento, i quali basano le loro ipotesi sullo studio della memorialistica e delle testimonianze epistolari. S’ipotizza che l’epicentro sia stato nella zona di Lentini o al largo di Catania.
Il sisma fu percepito anche a Palermo, come dimostra la notizia del trasferimento del viceré in una nave al largo del porto della capitale vicereale dopo le prime scosse telluriche avvenute durante la notte del 9 gennaio.
Eloquenti sono le cronache del tempo e i documenti ufficiali del governo spagnolo, che parlano di migliaia di vittime (tra i 54.000 e i 93.000 morti) e della distruzione di quasi 60 città, alcune delle quali vennero quasi completamente rase al suolo e altre fortemente danneggiate. Dai molti resoconti, lettere e racconti trapela lo spirito religioso della popolazione, messo alla prova dalla distruzione di città, ma anche di piccoli centri abitati, castelli e torri, che da molti è interpretata come un castigo divino per i peccati degli uomini.
Il monte Etna può essere considerato come un limite geografico del terremoto, oltre il quale, verso nord, i danni furono di minore intensità; al contrario, verso sud, la distruzione fu tale da portare ad abbandonare alcuni siti, Noto Antica 6 per esempio.
Tutte le città e i villaggi della Sicilia orientale soffrirono gravemente di questi terremoti: in particolare nell’area sud-orientale molte città andarono completamente distrutte e nella successiva ricostruzione furono utilizzate piante geometriche e regolari (come quelle di Noto, Avola o Grammichele) che permettevano una migliore distribuzione della popolazione, e nel caso di costruzioni in situ, come nel caso di Siracusa, si provvide a rettificazioni e ingrandimenti. Questa catastrofe e il successivo cantiere sono l’origine del barocco siciliano oggi patrimonio dell’umanità.
Dopo il normale periodo di assestamento, dopo lunghi mesi iniziò la ricostruzione.
Paolo Dinaro
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Riferimenti e citazioni
1 S’intende con duplice visione un particolare modo di comporre un quadro o una scultura che è utilizzato per la prima volta intorno al 1640, «con cui lo spettatore è stimolato a partecipare attivamente alle manifestazioni sovrannaturali dell’atto mistico più che a guardarle dall’esterno» secondo le parole di Wittkower. Può fare da esempio la Cappella Cornaro, nella chiesa di Santa Maria della Vittoria a Roma, al centro della quale è inserita la statua detta “l’estasi di Santa Teresa”.
2 La scoperta archeologica di Pompei ed Ercolano del 1748 porterà nuovamente alla ribalta il gusto classico e farà da pilastro al neoclassicismo.
3 Questa periodizzazione però esclude le opere di ristrutturazione urbanistica di Palermo datate intorno al 1610 e considerate, a tutti gli effetti, barocche. La creazione dei Quattro Canti o Teatro del Sole in cui si incrociano via Maqueda e il Cassero, nuova crux viarum della capitale del Regno.
4 Le Valli sono le antiche suddivisioni amministrative della Sicilia e risalgono alla dominazione araba anche se verranno mantenute fino alla fine della dominazione borbonica nel 1860.
6 Oltre Noto gli insediamenti urbani costruiti ex novo furono Avola, Occhiolà (oggi Grammichele), Ferla, Sortino, Ispica, Buscemi e Ragusa, si cercò di trasferire in un nuovo sito Lentini, ma i cittadini tornarono a costruire sul sito precedente a dispetto delle disposizioni governative.
Bibliografia
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Sitografia
Rivista Storica Mediterranea. Saggio di Ligresti D. http://www.storiamediterranea.it/portfolio/sicilia-aperta-secoli-xvi-xvii-mobilit-di-uomini-e-idee/ ultima consultazione 18/12/2013