Introduzione alla Repubblica Argentina
Collocazione geografica e popolazione
L’ Argentina (denominazione ufficiale completa República Argentina [1]) è uno Stato del Sudamerica. Si trova nell’estremità meridionale del subcontinente, e confina ad ovest con il Cile, a nord con la Bolivia ed il Paraguay, a nord-est con il Brasile e l’Uruguay. Il resto del territorio, a sud-est, dà invece sull’oceano (mare argentino), dove si trovano i territori rivendicati dall’Argentina: le isole Malvinas, Georgie e Sandwich del Sud (possedute dal Regno Unito), e, a sud, l’Antartide argentina [2]. Per estensione territoriale è il secondo paese dopo il Brasile, con 2.780.400 km² di superficie [3].
La sua popolazione, secondo il censimento del 2010, ammontava a 40.117.096 di persone. Gli italiani e i loro discendenti costituiscono un importante proporzione della popolazione: si stima che l’80% degli argentini abbia almeno un avo italiano, e che un 40-50% sia italodiscendente almeno per metà [4]
Forma di Stato e di Governo
L’Argentina è una Repubblica, con forma di Governo Presidenziale. Lo Stato argentino è amministrato secondo il principio federale: un Governo centrale legifera su determinate materie indicate nella Costituzione federale (poltica estera, monetaria, di difesa, di dogana, ecc.) e le entità amministrative maggiori, dette Province [5], legiferano su tutto ciò che non sia stato espressamente delegato al Governo federale (art. 121 Costituzione), disponendo inoltre di una Costituzione propria. Per definire l’assetto dei poteri furono necessari vari passaggi istituzionali non privi di forti contrasti, imponendosi alla fine il federalismo, tradizione secolare in queste regioni del mondo: le grandi distanze e la bassa densità di popolazione iniziale non potevano che favorire la volontà di autonomia delle varie province. Le competenze dei vari Poteri (divisi in esecutivo, legislativo e giudiziario), e le autonomie provinciali, sono regolamentate nella seconda parte della Costituzione [6]
Storia e Istituzioni: dall’indipendenza al 1820
La Spagna invasa da Napoleone e le abdicazioni di Baiona
Nell’ambito delle Guerre Napoleoniche e del blocco continentale, Francia e Spagna, alleate, avevano stipulato un accordo per invadere e spartire il Portogallo, dato che quest’ultimo non rispettava il blocco contro l’Inghilterra e ne rimaneva alleato. Nel 1807 truppe francesi passarono il confine spagnolo, e in novembre occuparono Lisbona. Rimasero tuttavia in Spagna grossi contingenti, che occuparono anche il paese alleato. Nel 1808, Napoleone convocò a Baiona il Re Carlo IV, e l’erede al trono Ferdinando, costringendoli a rinunciare al trono [1]. Insediato dunque suo fratello Giuseppe nel trono, Napoleone occupò la Spagna ed “imprigionò” in Francia il legittimo erede. In questa situazione, nei territori americani della monarchia iberica si cominciò a questionare la legittimità del nuovo sovrano e della nuova dinastia. Così, il fermento autonomista andò crescendo, e gradualmente si trasformò in indipendentismo aperto.
La Revolución de Mayo e i primi anni di autogoverno
In questo contesto scoppiò a Buenos Aires, il 25 Maggio 1810, una rivoluzione, detta Revolución de Mayo, dove venne destituito il vicerè Baltasar Hidalgo de Cisneros e fu proclamato, dopo un cabildo [2] aperto, il primo governo formato in maggioranza da creoli: la Primera Junta [3]. In teoria, quest’ultima si proclamava fedele al Re Ferdinando VII, legittimo sovrano di Spagna, ma il conflitto con le forze assolutiste, i cui partigiani furono detti realisti [4], fu inevitabile.
La Primera Junta durò fino al 18 Dicembre dello stesso anno, quando, con l’integrazione dei rappresentanti delle province dell’interno, essa si trasfornò in Junta grande. Questa dovette combattere contro i realisti che occupavano la Banda Oriental (attuale Uruguay), il Cile e l’Alto Perù (attuale Bolivia). I combattimenti si spostarono nella Banda Oriental, dove cominciò il primo assedio di Montevideo [5], roccaforte degli spagnoli. Il 22 Settembre 1811 si formò il Primo Triumvirato [6], che prese il potere esecutivo, mentre la Junta rimase come potere legislativo, fino a Novembre, quando venne dissolta. La guerra contro le forze realiste continuò con alterne vicende. L’8 Ottobre 1812 s’instaurò il Secondo Triumvirato [7]
Unitari contro Federali: i primi scontri
Il Governo di Buenos Aires aveva assunto tratti centralisti, che non tenevano conto delle esigenze di autogoverno dei popoli dell’interno del Paese. Contro questa tendenza, detta “unitaria”, si creò poco a poco un movimento “federale”, il cui padre fu, nell’area rioplatense, il caudillo orientale José Gervasio Artigas. Quest’ultimo si trovò in costante attrito, sia per ragioni storiche che politiche, con la classe dirigente porteña [8]. In particolare, quando il Primo Triumvirato firmò, il 20 ottobre 1811, un patto col nuovo vicerè Francisco Javier de Elio, secondo il quale la Banda Oriental restava ai realisti, Artigas si negò ad accettarlo e portò il suo popolo verso ovest, oltre il fiume Uruguay, nel cosiddetto “esodo orientale”
L’anno seguente ricominciò la guerra coi realisti, e fu inviato da Buenos Aires un esercito, sotto il comando di José Rondeau, al quale dopo si unì anche Artigas, per assediare Montevideo. Gli attriti tra i comandanti di Buenos Aires e gli orientali si aggravarano in quel periodo.
Il Secondo Triumvirato convocò un’assemblea, detta del año XIII [9] con l’obiettivo di dichiarare l’indipendenza dalla Spagna e dare una costituzione alle Province Unite. Quest’assemblea, i cui componenti e lavori vennero fortemente condizionati da un importante gruppo massonico porteño, la loggia Lautaro [10] (il capo di questa era il Presidente dell’Assemblea, Carlos María de Alvear,), ebbe un indirizzo decisamente unitario. I deputati orientali, dalla loro parte, ricevettero dal loro caudillo precise istruzioni per proporre il federalismo: dichiarare l’indipendenza dalla Spagna, formare la Repubblica sotto il sistema federale, separare i poteri dello Stato, pervenire ad un riconoscimento ufficiale della provincia orientale. Con vari pretesti, ma, in sostanza, con il preciso obiettivo di neutralizzarne l’orientamento federalista, l’assemblea non accettò i deputati orientali all’interno di essa. Nel frattempo l’esecutivo era cambiato e il Secondo Triumvirato aveva lasciato il posto a un Direttorio [11], il cui capo supremo divenne Gervasio Antonio de Posadas (zio di Alvear)
Preso atto del rifiuto di Buenos Aires di organizzare lo Stato in termini federali, il 20 gennaio 1814 Artigas abbandonò l’assedio di Montevideo e iniziò una guerra aperta contro il direttorio. Entre Ríos, Corrientes e Misiones si ribellarono e passarono dalla parte del caudillo. Così, agl’inizi del 1815 la situazione si profilava in favore dei federali, che ora controllavano le Province della “Mesopotamia” [12] e l’intera Banda Oriental. Il nuovo Director supremo, Alvear, offrì la pace e l’indipendenza agli orientali, che rifiutarono. In Marzo scoppiò una rivoluzione federalista in Santa Fé (allora parte della provincia di Buenos Aires), reclamando la provincializzazione del territorio. Alvear inviò un esercito a reprimere la rivolta, sotto il comando di Francisco Javier de Viana. La vanguardia dell’esercito, diretta dal colonnello Álvarez Thomas, prese invece contatti con Artigas e si rifiutò di combattere altri argentini. Poco dopo, Alvear dovette rinunciare, e venne eletto Director il generale Rondeau; in sua assenza, Álvarez Thomas prese il potere come luogotenente del generale. Una volta assunto il potere, quest’ultimo riprese la politica del vecchio Director: a metà 1815 invase Santa Fé, occupandola e reincorporandola sotto l’autorità della provincia di Buenos Aires.
Congreso de Tucumán contro Liga Federal
Nel 1814, per contrastare la politica unitaria del Direttorio, Artigas riunì le province sotto la sua protezione nella Liga Federal o Liga de los pueblos libres. In seguito, per consolidare quest’opera e dichiarare l’indipendenza dalla Spagna, il caudillo oriental convocò, il 29 Giugno 1815, il Congresso d’oriente, che si riunì nell’allora capitale di Entre Ríos, Concepción del Uruguay [13]. In esso fu proclamata l’indipendenza dalla Spagna (valida solo per le province della Liga), venne adottata una bandiera [14] e fu approvata una riforma agraria [15]
L’Argentina si trovò allora divisa in due fazioni in guerra tra loro: le province della Liga federal, sotto la protezione di Artigas, e le province controllate dal Direttorio, con centro a Buenos Aires [16]. La provincia di Córdoba aveva una posizione ambigua, essendo alleata di Artigas ma non in guerra col direttorio. Inoltre, una sua dipendenza, La Rioja, rimaneva fedele a Buenos Aires.
Conclusasi in modo fallimentare l’esperienza dell’assemblea dell’anno XIII (non si era riusciti a dichiarare l’indipendenza e ad approvare una Costituzione), il Direttorio organizzò un Congresso, da tenersi nella città di Tucumán, con gli stessi fini. Al Congreso de Tucumán parteciparono deputati da tutte le province fedeli al direttorio, più Córdoba e i delegati dell’Alto Peru (all’epoca sotto controllo realista). Il 24 Marzo 1816 iniziarono i lavori dell’assemblea, che prese nello stesso anno i seguenti provvedimenti: l’elezione come Director di Juan Martín de Pueyrredón e, il 9 Luglio 1816, la definitiva dichiarazione d’indipendenza dalla madrepatria [17]
Intanto la situazione si fece però molto delicata, e le Province Unite si trovarono circondate da potenze ostili. A metà anno, infatti, i lusobrasiliani [18] avevano invaso e occupato gran parte della Banda Oriental e delle “Missioni Orientali [19]”, mentre si consolidò la posizione realista nell’Alto Peru. Nel 1817 la minaccia di un offensiva spagnola si fece maggiore, e fu deciso il trasferimento del Congresso a Buenos Aires. In tal modo il Congresso subì l’influenza della classe dirigente porteña, che ne condizionò fortemente gli svolgimenti. In quel periodo venne redatta la prima Costituzione dello Stato argentino, quella del 1819.
Costituzione unitaria del 1819
La prima delle tre Costituzioni promulgate per lo Stato Argentino era composta da 6 sezioni, divise a loro volta in capitoli, più un capitolo finale. Gli articoli erano 138, indicati in numeri romani.
Nella prima sezione si indicava il culto cattolico apostolico romano come religione di Stato, e gli abitanti della Nazione gli dovevano “il maggiore rispetto, qualunque siano le loro opinioni private”(art. I), incorrendo, in caso contrario, in una “violazione delle leggi fondamentali del paese” (art. II)
Nella seconda sezione venne definito il potere legislativo: un “Congresso Nazionale” composto da due camere, una dei rappresentanti e l’altra di senatori. Ogni venticinquemila abitanti ci doveva essere un deputato, il cui mandato durava quattro anni, e la camera si rinnovava ogni biennio. Questo corpo popolare aveva l’iniziativa in materia di contributi (come nell’art. 44 dell’attuale costituzione, che aggiunge inoltre, l’iniziativa di reclutamento di truppe). Il Senato invece era composto da un membro per ogni provncia, tre militari di alto rango [20], un vescovo e tre ecclesiastici, un senatore per ogni Università più il Director del Estado, una volta concluso il suo mandato (art. X) [21]. Il capitolo III riguardava le attribuzioni comuni alle due camere; il IV sanciva le attribuzioni del Congresso nel suo complesso ed il V regolamentava la formazione e approvazione delle leggi.
Il Potere esecutivo era regolamentato dalla terza sezione, ed era incarnato nella persona del Director del Estado: in lui “confluivano i poteri, in un sistema di unità” [22]: si trattava dunque di un potere forte, dai tratti autoritari, legato ancora a funzioni e caratteri militari e ai modelli dell’ancién regime.
Nel capitolo primo vennero elencate le condizioni per essere eletto e la durata del mandato. Nel capitolo secondo erano definite le modalità di elezione: ambo le camere riunite, con la metà più uno dei voti, sceglievano il Director. Le attribuzioni di quest’ultimo erano regolamentate dal capitolo terzo, e sottolineavano il carattere autoritario e militare del potere esecutivo: è “capo supremo di tutte le forze di mare e terra”(art. LXXIV), “forma e dirige gli eserciti di mare e terra per la difesa dello Stato e l’offesa del nemico”(art. LXXIX) . “Respinge le invasioni dei nemici esterni, previene contro le cospirazioni e soffoca i tumulti popolari”(art. LXXX). Inoltre, “nomina i generali di terra e mare, gli ambasciatori e altri inviati presso nazioni straniere”. Poteva nominare e destituire i ministri, la cui responsabilità era regolata dalla legge. Nominava i vescovi e gli arcivescovi su proposta del Senato.
Riguardo al Potere giudiziario, regolato dalla quarta sezione, si costituì, per la prima volta, un Alta Corte de Justicia, composta da sette giudici e due fiscali, simile all’attuale Corte Suprema. I suoi membri erano designati dal Director, d’accordo col Senato.
La sezione quinta consisteva nella “dichiarazione dei diritti”, ed era suddivisa in due capitoli: “diritti della Nazione” e “diritti particolari (individuali)”
Nella sesta sezione venne affrontato il tema delle possibili riforme della Costituzione. Per proporre una mozione di riforma di uno o più articoli, bastava la richiesta di un quarto dei membri presenti nelle camera (art. CXXX), mentre per l’approvazione di essa era necessario il voto favorevole dei due terzi dei componenti delle due camere (art. CXXXI). La proposta necessitava in seguito dell’approvazione del Potere esecutivo (art. CXXXII). In caso di rifiuto, si prevedevano ulteriori passaggi tra esecutivo e camere (art. CXXXIII), mentre l’ultima parola la dovevano dare le camere, col voto favorevole di tre quarti dei componenti (art. CXXXIV), spettando poi all’esecutivo la pubblicazione della riforma.
Non venne adottata nessuna forma di governo, lasciando aperta la possibilità di istituire una Monarchia Costituzionale, secondo i progetti di una buona parte della classe dirigente locale [23]. Inoltre, non venne dedicata nessuna parte agli assetti dell’amministrazione provinciale, negando di fatto ogni autonomia alle entità amministrative maggiori.
Il progetto di Costituzione venne approvato dal Congresso, ed entrò in vigore il 25 maggio 1819. Il carattere unitario della carta causò tuttavia diverse reazioni: in Buenos Aires venne accolta con favore, mentre nelle province dell’interno, di orientamento federale, il rifiuto fu categorico.
Nel mese di giugno del 1819, dopo la rinuncia di Juan Martín de Pueyrredón, il Congresso elesse come Director del Estado il generale José Rondeau. Durante il suo governo il paese sprofondò nel caos, e le scelte politiche del generale non fecero altro che aggravare la situazione. Per il seguente decennio, i governanti di Buenos Aires avrebbero dovuto far fronte a una duplice minaccia: da una parte, i tentativi dei brasiliani (chiamati da Rondeau per combattere i federali) d’impadronirsi della Banda Oriental e dall’altra i movimenti secessionisti all’interno… mantenere l’integrità del neonato Stato argentino si sarebbe dimostrata una sfida enorme, dall’esito quanto mai incerto.
Gustavo Ferrara
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