Questo luogo simbolo dell’Oltrepò, risorto dai ruderi negli anni ’80, è oggi famoso per molti e spesso destinazione di visite domenicali e/o romantiche, ma nasconde in sé una lunga storia, le cui origini sono oggi difficili da tracciare. Rivediamo qui i principali momenti della sua secolare vita, e concludiamo con informazioni utili per coloro che desiderino visitare una tappa fondamentale per conoscere la storia delle terre appenniniche.
Cenni storici sul castello e il borgo di Oramala
Secondo M. Merlo la rocca di Oramala risalirebbe ad un’epoca anteriore al mille, ma una delle prime notizie che abbiamo sull’esistenza del castello è ben più tarda, e risale al 1029, quando Gerardo, diacono della pieve di San Martino del luogo di “Ilio”, vendette al marchese Ugo, della famiglia degli Obertenghi, una non meglio precisata “rocca” di Oramala. Da quest’ultimo la rocca passò ad Obizzo Malaspina, capostipite della famiglia. Nel secolo XII parte della valle Staffora è rivendicata dalla chiesa Tortonese: nei brevi papali del 1157 e 1161 si fa riferimento a Oramala come possesso diretto di questa diocesi.
Nell’ambito della lotta tra Guelfi e Ghibellini, il marchese Obizzo I Malaspina è schierato con l’imperatore Federico I Barbarossa e questo nel 1164 lo investe, confermando un possesso di fatto, di un vasto dominio che va dalla valle Staffora alla Lunigiana: tra i luoghi citati compare Oramala. Nel 1167 però i Malaspina scendono a patti con il comune di Piacenza e passano alla Lega lombarda: tra le clausole del trattato, i Malaspina devono cedere la torre di Oramala ai piacentini.
Nel 1184 il castello è dotato di Dongione e almeno una torre.
Negli anni successivi i piacentini, tramite varie azioni belliche e commerciali, espandono la loro influenza sulle terre malaspiniane: nella pace del 1194 Moroello accetta di diventare vassallo dei piacentini, e così questi ottengono la supremazia sulle terre dalla valle Staffora alla Val di Taro.
Nella prima spartizione dei domini Malaspiniani averrà attorno al 1221, tra i cugini Corrado ed Obizzino, che scelgono il fiume Magra (in Lunigiana) come confine. A Corrado le terre sulla destra, con capoluogo Mulazzo (da allora ramo dello spino secco); a Obizzino quelle sulla sinistra, con capoluogo Filattiera (da allora ramo dello spino fiorito). Ad Obizzino toccò il castello di Oramala. Nel 1275 vi è ancora una spartizione dei domini malaspiniani dello spino fiorito, e il castello di Ormala, fino al confine dato dal “fossatum Azollae” (identificato da Cerutti nel torrente Lazuola, tra i comuni di Varzi e Ponte Nizza) resta ad Alberto Malaspina, figlio di Obizzino.
Nel periodo compreso tra la fine del XIII e il XIV secolo il castello di Oramala fu un’importante centro di interesse culturale: qui vi soggiornarono importanti trovatori provenzali (tra cui Gerardo di Borboneilh, Uc de Saint Circ, Albert de Sisteron), e forse anche Dante Alighieri durante il suo esilio vi trovò ospitalità tra il 1306 e il 1307 circa.
Ad Alberto Malaspina succede Nicolò, detto “il Marchesotto”, e alla morte di questo, avvenuta tra 1339 e 1340, gli succedono i quattro figli Giovanni, Franceschino, Barnabò, Antonio, e, nelle veci del figlio già morto Obizzino, il nipote Riccardino. Il patrimonio dunque viene diviso in 5 parti nel 1351, e Oramala resta a Barnabò. Nel 1355 l’imperatore Carlo IV conferma a Riccardino, Franceschino, Giovanni, Barnabò e Antonino Malaspina tutti i loro possessi e beni, tra i quali figura Oramala.
il 30 settembre 1417 il duca di Milano Filippo Maria Visconti infeuda il luogo di Oramala, insieme ad altri, al capitano di ventura Francesco da Bussone, detto il Carmagnola, e l’investitura viene ratificata nel 1421. nel 1428 torna alla camera ducale, e il Carmagnola viene assolto dagli obblighi feudali. Dopo questa breve parentesi il castello torna ai Malaspina e così a Bartolomeo succedono, nella seconda metà del XV secolo, i figli Malgrate ed Ercolino. Al primo succedono i figli Gianfrancesco e Gianbattista, e alla morte del secondo, avvenuta nel 1514, Oramala passa a suo figlio Cesare (Gianfrancesco era morto senza prole), che muore nel 1549. Nei successivi passaggi dinastici avvengono ancora altre spartizioni, che contribuiscono all’atomizzazione del patrimonio e alla decadenza politica della famiglia.
Nel Cinquecento il castello è composto da una torre a più piani, dove risiedono (non si sa se in maniera saltuaria o stabilmente) i marchesi Malaspina. Vi è inoltre una chiesa e una “piazzuola”, cioè un cortile all’interno della struttura fortificata, forse antistante la torre. Nel 1562 il castello è definito «forte d’artelaria», ed è di proprietà di Ercole Malaspina. Nel 1583 è definito “assai forto”, e vi risiedeva soltanto il castellano con la sua famiglia, mentre il “loco di Horamala” era circondato da mura: su quest’ultima affermazione dobbiamo rilevare che è più probabile si tratti del borgo e non del castello. Nello stesso anno il marchesato di Oramala è retto da Pietro Francesco Malaspina, che lo amministra in condominio con i suoi fratelli.
Nel 1735 il marchese Giovanni Malaspina, amministratore dei beni anche in nome del padre Paolo Sigismondo, effettua il “consegnamento” dei feudi di Oramala, Sagliano, Valdinizza, Sant’Albano, Valverde e Fortunago al re di Sardegna. Dalla relazione si desume che il castello era in avanzato stato di degrado, con le mura in buona parte diroccate. La torre aveva quattro stanze, e il cortile era delimitato da alte mura, mentre all’interno vi era una cappella e delle carceri. La porta era rivolta ad est. Negli anni successivi continua il degrado, finché il castello è ridotto, negli anni ’70, quasi allo stato di rudere.
Negli anni ‘80 i fratelli Panigazzi, attuali proprietari, iniziarono la ristrutturazione delle parti crollate, da poco conclusa.
Il castello di Oramala: caratteristiche
Oggi il castello di Oramala, ristrutturato e dunque in buono stato di conservazione, presenta una pianta rettangolare, interrotta dall’imponente torrione a pianta semicircolare dal lato esterno, una volta avente funzione di mastio, e risaltante sul resto del fortilizio. Nella muratura si notano feritoie ed altre aperture laterali, aventi funzione difensiva. Alla sommità delle mura si notano venti mensoloni in granito che dovevano sostenere forse un camminamento in legno, giacché non restano tracce di eventuali merlature o cammini di ronda in pietra.
Sugli apparati difensivi interni, il Merlo cita una leggenda locale, secondo la quale «la porta d’ingresso al famoso castello era armata, in basso da una lama tagliente», e «a pochi passi da essa si apriva un trabochetto a botola, destinato a far scomparire gli ospiti indesiderati ai feudatari». A parte le leggende, di queste “difese” nulla resta, e il visitatore può entrare agevolmente nel castello, di cui sono visitabili il cortile, le varie stanze con decorazioni di reimpiego, la cappella, e il “Museo dell’arte contadina e degli attrezzi del ferro”, ospitato dal 2005 nel torrione.
Merita anche una breve visita il piccolo borgo ai piedi del castello, che fa parte del circuito dei borghi più belli d’Italia.
Galleria fotografica
Foto protette da copyright, di Gustavo Ferrara e Claudio Santagostini
Informazioni pratiche
Periodi e orari di apertura del castello
Stagione 2016: il castello sarà visitabile nuovamente dal Lunedì di Pasquetta 2016 e sarà aperto le domeniche dalle ore 14 alle 19, fino al 30 Ottobre (aperture straordinarie solo su prenotazione e per gruppi superiori alle 15 persone. Per conoscere le aperture controllare il Calendario Fiorito).
Il costo del percorso è di 6 euro a persona (15+), ridotto (3 euro) per ragazzi dai 15 ai 17 anni e per over 65, gratuito per under 14, disabili e un loro accompagnatore.
I percorsi all’interno del castello sono cinque, uno ogni ora e hanno la durata di circa un’ora.
informazioni pratiche tratte dal sito spinofiorito.com