Pubblico oggi il primo articolo dedicato alle opere d’arte del Duomo di Voghera, facendo seguito al primo scritto nel quale raccontavo la storia della Pieve che precedette l’attuale Collegiata.
In questo articolo presento una breve descrizione di un interessantissimo quadro del seicento lombardo, l’Adorazione dei Magi, di Ercole Procaccini il giovane (1605-1680), pittore attivo a metà seicento in area lombarda, nato in una nota famiglia di artisti bolognesi operanti a Milano1. L’opera proviene dall’ex-convento vogherese di Sant’Ambrogio, ed è stato recentemente esposto in Duomo il 6 gennaio, giorno dell’Epifania.
Il dipinto rappresenta una delle vicende più note della tradizione Cristiana: la visita e l’adorazione dei Magi al Messia. In questo episodio, raccontato nel Vangelo di Matteo (2,1-12) e ripreso e integrato con altri testi apocrifi nel periodo medioevale2, un numero non definito di persone, chiamati Magi (questo nome, a seconda dell’interpretazione, può essere tradotto in “saggio”, “Re” o “sacerdote”) portano a Gesù tre doni carichi di significato simbolico: oro, incenso e mirra. Il numero dei doni fa supporre che i Magi fossero stati tre, a cui poi la tradizione ha attribuito dei nomi (Gaspare, Melchiorre e Baldassarre) e una provenienza lontana (rispettivamente: Persia, India e Arabia).
Il dipinto del Procaccini rappresenta questa scena secondo i canoni della Controriforma. Lo spazio che raccoglie i personaggi è di grandi dimensioni, delimitato da strutture di età classica, che appaiono in rovina e circondati dall’edera. Questa pianta, umile ma forte e dalle solide radici, potrebbe simbolicamente rappresentare, a seconda dell’interpretazione, la Chiesa Romana o il Cristo.
I personaggi, disposti nella parte inferiore della scena, sono dipinti con colori vivaci, soprattutto per quanto riguarda i vestiti, e i loro volti presentano svariate espressioni, che vanno dallo stupore all’interesse per gli spettatori, dalla calma (Maria) alla riverenza (magi) per i protagonisti.
Al centro dell’attenzione, leggermente a sinistra, si trova la Sacra Famiglia: San Giuseppe, in una posizione semisdraiata, osserva Maria mentre avvicina lentamente il bambino al più anziano dei magi. Dalla vergine spunta una nube che, salendo verso il cielo, si circonda di cherubini e putti.
Riverentemente prostrato, il primo dei magi (Gaspare) cerca di incrociare lo sguardo del neonato, mentre gli avvicina un cofanetto dorato. Il secondo magio (Melchiorre), vestito con un lungo mantello giallo e con una corona d’oro, è in piedi e osserva il suo compagno mentre porge il dono. Il terzo magio (Baldassarre), sulla destra del secondo, indossa un colorito turbante e sembra sul punto di inchinarsi. Seguendo la tradizionale iconografia cristiana dell’epoca, queste tre figure rappresentano le tre età dell’uomo maturo: Gaspare è associato alla vecchiaia, Melchiorre all’età adulta, e Baldassarre alla gioventù. A destra dei magi vi è il loro seguito, composto da cavalieri e servitori, frammisto ad un piccolo gruppo di curiosi, tra i quali vi sono due bambini.
Gustavo Ferrara